24/01/12

Cannes Autovelox

Il fenomeno dei fake per molti è una piaga che affligge il nostro lavoro e crea quel circolo vizioso che punta a dei premi ma fa perdere tempo e denaro alle agenzie (che non vincono).

Il fenomeno in questo caso diventa tragicomico.

Sparsi per il mondo dei creativi hanno avuto diverse idee per diversi clienti, tutte adattabili al medium truck (o camion, o camius). La cosa veramente assurda è che la maggior parte di essi abbiano usato lo stesso identico camion, nello stesso identico punto, e nello stesso identico momento (un bel pomeriggio primaverile con le stesse nuvolette nel cielo).









E non sono scherzi, alcuni sono stati iscritti a premi (non vorrei azzardare ma quello pepsi forse ha pure vinto qualcosa), altri si trovano su ads of the world e vari siti con tanto di credits e tutto il resto.
E ci sono anche tentativi di camuffare un po' la cosa: cambiare il colore del camion, tagliare la foto escludendo la torre, metterci un'atmosfera cupa e sfuocata.


Ma io mi chiedo: se queste sono campagne vere e uscite, perché nessuno (almeno l'allestitore) si è preso la briga di fotografare il camion brandizzato?

Questo comunque è quanto riguarda la maggioranza dei casi, e per la minoranza?
Altro camion, altro paesaggio.



Mah...

04/12/11

E la realtà uccise il lieto fine.

Come giustamente ci è stato fatto notare abbiamo preso un abbaglio riguardo alla storia Pril. Forse l'entusiasmo di una notizia del genere ci ha riempito talmente di gioia da farci ignorare il fatto di andare più a fondo nella questione.
Ma non siam qui a cercare scuse.

La notizia è triste: il Pirl (reparto marketing ) nonostante tutto ha trionfato. Il male della banalità ha ancora una volta avuto il sopravvento.

Non esiste nessuna etichetta Priiiiiillll vincitrice ufficiale. Quelle che vedete nelle foto sono "operazioni di guerrilla" fatte da fan incazzati (e questo mi sembra eccezzzionale) perché a loro dire Pril ha truccato le votazioni.



Ci dispiace per chi come noi ha visto accendersi una fiammella di speranza in tutto questo. Ci dispiace per chi riteneva fondata la notizia per causa nostra. E ci dispiace anche per Pril che non ha saputo cogliere l'occasione.

Quindi nessun lieto fine, a letto con un filo di tristezza, ma la morale alla fine non cambia.

PS: Grazie ai commentatori che "con grande stile e gentilezza" ci hanno fatto notare l'errore.
Scherzo eh non animatevi.

02/11/11

Il Pril e il Pirl

QUESTO POST CONTIENE INFORMAZIONI VERIFICATESI INFONDATE, MA CI PIACE MANTENERLO COSI', PER TORNARE ALLA REALTA' DEI FATTI LEGGETE I COMMENTI:

Questa è una bella storia di marketing, una favola di quelle cattive per adolescenti.

Tutto inizia quando il reparto marketing (il Pirl) di Pril (un detersivo liquidi per piatti (corretto)) indìce l'ennesimo, pallosissimo, terribile concorso crowdsourcing su facebook: posta un'immagine per la nuova etichetta, falla votare e la più votata comparirà per un periodo limitato sulle confezioni di Pril.

Lontano da queste dinamiche pallose e obsolete vive la comunità di cazzeggiatori di internet. Quelli che si ritrovano spesso qua: 9gag.com e che spesso e volentieri postano minchiate di ogni genere. Sono una marea e ognuno di essi non si lascia sfuggire la possibilità di fare e postare una bella minchiata.
Tra queste stanno spopolando le Memes, una specie di evoluzione delle emoticons, ognuna con un messaggio da imparare a memoria per poter cazzeggiare sul web di questi tempi.

Ma ritorniamo alla nostra storia. Un allegro buontempone (il nostro eroe) decide di adattare il meme RAGE GUY


Solo che al posto del FFFFFFFUUUUUUUUU (che sta per fuck (corretto) per chi se lo chiedesse) il nostro buontempone ci scrive PRIIIIIIIIIL e lo iscrive al concorso. Non sia mai. Una valanga di allegri buontemponi come lui votano in massa la divertente proposta, che vince di gran lunga il concorso stracciando chiunque. Uno tsunami di voti, il popolo dei cazzeggiatori di internet.

Ma il Pirl (il direttore e il reparto marketing) grida allo scandalo. Non è possibile che il nostro marchio venga infangato da codesta schifezza. Ci rifiutiamo. Siamo una marca seria. Sapevamo che questa di internet era una cavolata.

Ma in un paese con delle regole, le regole vanno rispettate. Il Pirl non potette rifiutarsi di premiare il vincitore e questo è il risultato che molto dispiacque al Pirl:



Ma ecco la magia. Il popolo di internet si mobilita ancora. TUTTI devono avere la loro bottiglietta di PRIIIIIIIL, ed ecco il viral esplodere: foto, messaggi su facebook, chi ne compra 20 flaconi senza neanche avere una lavastoviglie, chi li rivende su ebay dieci volta tanto, chi lo cerca disperatamente perchè esaurito in qualsiasi supermercato.

Internet ha surclassato il reparto marketing e il Pirl della situazione. Il viral ha trionfato.

Morale: i reparti marketing non sanno minimamente che cazzo succede al di fuori delle loro 4 mura. Fosse stato per loro sarebbero usciti con un piatto a fiori invece che bianco sull'ettichetta facendo tenere le vendite stabili nella loro tristezza assoluta.
Quindi cari Pirl lasciate che la creatività faccia il suo corso, anche se alle vostre menti quadrate tutto sembra non avere un senso. Affidatevi ai creativi e alle loro cazzate, ed il lieto fine sarà lieto per tutti.

19/10/11

Ad in Italy nella Top5 dei blog mondiali sulla pubblicità.

Secondo questa classifica Ad in Italy entra di diritto nella lista dei 5 migliori blog sulla pubblicità al momento. Non è una classfica, tutti e 5 sono alla pari.

Copyranter, Dave Trott, Ad in Italy, Fearless,Blog Anubis.

Ringrazio da subito chi è stato in grado di comprendere il mio valore e riconoscermi questo merito.

Di seguito l'intervista rilasciata per il libro sui migliori blog che uscirà a breve:

A me sembra un po'una minchiata, tu che ne dici Ad?
Infatti lo è.

Chi ha stilato quella classifica?

Io stesso.

Perchè?
Perchè mi serviva un introduzione per far comprendere un aspetto PESSIMO della comunicazione italiana.

E qual'è?

L'autoreferenzialità del nulla.

Come mai ora?

Perchè è uscito un libro: Headliners, che racchiude a suo dire i migliori copywriter italiani.

E chi lo ha scritto?
Pasquale Diaferia.

E come ha fatto la selezione?

Chiedetelo a lui, certo è che questo ambiente non ha bisogno di gettare benzina sull'ego infiammato di personaggi che sembran non rendersi conto di quello che sta accadendo realmente. Personaggi fermi di fronte ad uno specchio di Domopak impegnati in una gara tutta loro combattuta a suon di minchiate.

Che minchiate?

Che ne so: shortlist a premi farlocchi, comunicati stampa indecenti, libri di questo genere. Sono sempre gli stessi. Appena un'occasione salta fuori il loro nome gira.

Tornando al libro, pensa che non ci siano i migliori copywriter attualmente in circolazione?

Pescando a casaccio qualcosa si è preso. Ovvio che qualcuno merita quella nomina, altri decisamente meno. Ma il punto è proprio creare un libro del genere in un momento del genere. Il fine avrebbe potuto anche essere nobile, ma le conseguenze sull'ego di certi personaggi già si vedono.

Però hanno trovato un editore disponibile.

Sì, ADC Group per cui Pasquale Diaferia collabora.

Ma non è che lei parla solo per invidia?

Ora come ora invidio solo chi riesce a farsi una vita fuori dall'Italia. Diciamo che sta autoreferenzialità mi fa incazzare parecchio.

Ma lei su questo libro c'è oppure no?

E'un segreto.

25/07/11

Il comunicato stampo.




Che ci siano personaggi di bassa levatura nel nostro ambiente è cosa nota e risaputa ma c'è un momento dove questi elementi danno il peggio di loro. Un momento dove anche chi sembrerebbe essere un buon professionista si abbassa a livelli di infima bassezza: le interviste e i comunicati stampa.

Mi dilungherò:

Prima cosa: questi cazzo di comunicati stampa e queste cazzo di interviste in pratica li leggiamo solo noi e le vediamo solo noi dell'ambiente. E vi dico una cosa: nei corridoi, all'aperitivo, ai pranzi tuttinsieme le voci girano ben prima delle fonti ufficiali, e tutti sanno già da prima che sono una marea di minchiate colossali.

Ma loro no, i masters dell'advertising ripetono e ripetono sempre le stesse frasi, sempre le stesse cose manco fossero calciatori dopo una partita di calcio.

Esempi:
Attualmente praticamente esistono solo tre categorie di interviste. Potete fare copia e incolla da queste quando vi serviranno:

Intervista post Cannes:
Quello che manca all'Italia è un sistema forte. Bisogna essere più uniti, fare squadra, come fanno i sudamericani che ogni anno fanno incetta di leoni. Al Palais ho visto i brasiliani esultare ad ogni leone vinto dal Brasile. Mentre noi ancora stiamo a discutere sui fake o non fake. Dovremmo imparare dal Brasile.
Per quanto ci riguarda come agenzia comunque possiamo ritenerci soddisfatti poiché quest'anno il livello era molto alto e quindi una shortlist vale molto di più di quel che sembra.


Intervista AD per far vedere che esiste:
Il nuovo corso/la nuova agenzia/la nuova direzione creativa segna una svolta in quella che è una sigla storica dell'advertising mondiale. Mantenendo il DNA (????) che ci contraddistingue abbiamo dato nuova linfa con l'innesto di giovani creativi che rappresentano il meglio della comunicazione in Italia per distinguerci sempre di più in un mercato traballante ed avere un approccio realmente a 360 gradi.
(Poi a caso mettete queste parole: Hotspot, Hub, Olistico, Collective, Roma, Milano, Cannes, prestigiosi premi internazionali, migliori talenti sulla piazza, punto di riferimento.)

Intervista da appena licenziati:
Oggi inizia una nuova avventura, si chiude assolutamente consensualmente un bellissimo rapporto durato X anni che ha permesso una crescita sia all'agenzia in termini di fatturato e parco clienti sia per quanto mi riguarda come bagaglio di esperienze personale. Ora vorrei prendermi una piccola pausa per dedicarmi a un grande progetto che vi svelerò più avanti però. Ora non voglio dirvi nulla.


Ma il problema è che ogni tanto le sparano veramente grosse sapendo di dire minchiate. Nell'archivio delle varie riviste del settore si leggono cose che spesso e volentieri si rivelano solo ed esclusivamente grandissime prese per il culo.

Basta cercare e troverete un tesoro, un mondo perfetto dove United avrebbe ancora tutti i suoi clienti in nome di un rapporto ottimo di amicizia, dove DDB non si fonde con STV ma ci collabora con al timone persone ormai ben lontane, dove
nessuno fa i fake per i premi e dove tutti sono il più avanti possibile nel digital e nei nuovi media, dove non esistono problemi finanziari, dove tutti hanno grandi annate di successi e di guadagni alle spalle.

Ma dove nei corridoi gira una verità che tutti sanno ma nessuno ha mai letto.

21/07/11

Say no.

Come preannunciato ecco l'ospitata al post di bad avenue e del suo web refugee. Coincidenza vuole che il video in questione stia anche nel nostro penultimo post.

Aggiungo solo che in tutto questo le affissioni di Nastro Azzurro in metropolitana sono terribili. Le scritte sono in bassa e si atteggiano da poster di alto design tipografico mentre non sono altro che una mano fatta con "espandi" in illustrator e dei font molto cheap.

Più professionalità ragazzi per favore. E ora passo la parola a Donald:




L’ultimo fenomeno della pubblicità nostrana sembra essere Maurizio Marchiori di Kennedy+Castro. Imperdibile l’intervista (http://www.youmark.it/article/32947/Marchiori--Kennedy-Castro--non-siamo-contro-le-agenzie--Non-giochiamo-al-ribasso--Siamo-il-nuovo-youmark) rilasciata a YouMark la scorsa settimana. Queste alcune delle sue perle di saggezza: “siamo un frullatore di talenti” oppure “garantiamo una creatività globale sapendo frulllare flessibilmente i migliori talenti (oltre 700 quelli con cui attivamente si collabora) in relazione all’obiettivo del cliente”.

Marchiori è stato responsabile marketing di Diesel a New York ed è la dimostrazione vivente di come un brand che ha cultura di comunicazione riesca a fare ottima pubblicità a prescindere dalle persone che ci lavorano dentro, o piuttosto che in Diesel decide tutto Renzo Rosso.

Marchiori si atteggia a guru ma del visionario non ha né l’eloquenza né il carisma. Sembra piuttosto l’ennesimo ex direttore marketing smarrito che cerca di sopravvivere grazie alle relazioni e al dumping.

La dimostrazione che le sue sono parole gettate al vento, come i suoi capelli, è lo spot che la sua agenzia (pardon: il suo frullatore di talenti) ha appena realizzato per Nastro Azzurro: Say Yes (http://www.youmark.it/article/32919/In-anteprima-lo-spot-che-cambia-la-comunicazione-Nastro-Azzurro,-definendo-una-nuova-purpose-lorenzo-cefis-filmmaster-tony-keye-vizeum-Julian-Marsili-youmark). Un commercial girato da un altro grande ex, Tony Kaye, il quale sembra ormai appagato delle grandi cose che ha fatto in passato ed è venuto a svernare in Italia con la sua chitarra.



Tanti saluti da Bad Avenue.

Donald Draper

18/07/11

Siamo solo noi.



Ogni tanto bazzico ancora tra le "grandi agenzie" e putroppo mi capita spesso di osservare uno strano fenomeno.

Lo definirei "un ringiovanimento invecchiante". Ossia si sta notando un abbassamento vistoso delle età dei direttori creativi, e questo è buono, molto buono. A livello di idee sembra esserci un miglioramento, ma a livello di gestione non si fanno passi avanti, sembra di avere a che fare con i soliti vecchi direttori creativi.

Anzi sembra esserci maggiore esaltazione, fretta di sfruttare la propria posizione e incapacità visibile di gestire al meglio le situazioni. Sembra che un po' tutti si dimenino al grido di "Mò che son direttore creativo faccio quel cazzo che mi pare".

E di conseguenza si genera una nuova piramide di nomine:

Executive Creative Director: quei due brief e mezzo fighi ce li facciamo noi e se c'è qualche cliente che vuol fare una campagna più o meno fake, la facciamo noi. E se c'è uno stagista con un'idea fighissima lo rincoglioniamo di complimenti, lo facciamo firmare (qui sta la differenza coi vecchi) e però ci mettiamo le mani noi così ci vantiamo anche noi.

Associate, Deputy, Client, Vice Creative Director: sembra che abbiamo potere, ma alla fine smazziamo solo la merda che gli executive non vogliono fare. Siamo praticamente degli stagisti a stipendio pompato (neanche tanto), ma stiamo zitti perchè anche se magari i soldi son sempre gli stessi sul biglietto da visita c'è scritto comunque creative director (in inglese of course) e magari la prossima volta che cambio agenzia posso diventare executive e ricominciare il giro da capo (vedi sopra)e fare finalmente quel cazzo che mi pare.


Senior Creative:
smazzo la merda in attesa di un miracolo. Per fortuna comunque posso far fare le cose agli stagisti e ritrovarmi alle sette a far l'ape (bzzz, bzzz).

Junior Creative:
non mi pagano un cazzo, ma non mollo, voglio produrre idee, fare, disfare, nessuno mi aiuta e mi piove addosso la merda. Ma un giorno farò un'idea geniale che i miei executive mi cambieranno leggermente. Voglio diventare come loro.

Stagista: Ma che merda è sto lavoro? Io voglio vincere Cannes con le mie idee. Peccato che sopra di me ci sno 50 persone pronte a incularmi l'idea, salire sul carro o farmela pagare se ci riesco.


Il vero problema è che in Italia nella agenzia si ragiona acnora a strati e comparti stagni. Quand'è l'ultimo brainstorming (non presentazione con le idee già fatte e finite) dove tutti si sono messi in gioco attorno a un tavolo a pensare a delle idee fregandosene dei propri ruoli che non valgono niente, ma facendo gruppo per trovare la soluzione vincente?

E chi lo sa, meglio far quel cazzo che mi pare e farlo fare agli altri.

13/07/11

E se invece dicessimo "boh"?

Questa cosa fa abbastanza ridere, preticamente in contemporanea ci sono questi due spot che confondono abbastanza le idee.

Il risultato potrebbe essere una perfetta campagna per la sicurezza stradale: nessuno mai berrà una Nastro Azzurro su una Citroen. A meno che non abbia le idee veramente confuse.





Sembra comunque abbastanza chiaro che nessuno dei due sia così creativamente influente,forse...

06/07/11

Chi siamo e perchè non muoriamo.

Son passati tipo 4 anni mi pare. E molte cose sono cambiate, siamo partiti come contenitore delle migliori campagne italiane, ma poi c'è stato qualcuno che l'ha fatto meglio o peggio, comunque più costantemente.

Allora siamo passati a essere un luogo dove mettere in luce le varie magagne del nostro ambiente, le voci di corridoio, le ambiguità e le bastardate. Eravamo e siamo ancora un gruppo di personaggi anonimi tra noi stessi che hanno libero accesso con tanto di password al blog, all'account di facebook e alla mail, quindi per tutti quelli che ci hanno scritto a volte può aver risposto qualcuno, altre volte qualcun altro.

Poi è nato Bad Avenue che in definitiva sembra fare la stessa cosa, ma sinceramente meglio, o anche in questo caso sicuramente in maniera più continua. Quindiun po' abbiamo lasciato scorrere il tempo.

Ma non siamo morti, alcuni di noi si annidano tra i commentatori di Bad Avenue, di sicuro Scrudge e Il Santo sono dei nostri, ma non esludo altri lo possano essere.

Io in particolare che ho fondato Ad in Italy, mi diletto in qualche saltuario commento su Facebook, e ogni tanto riscrivo qualcosa qua.

Il futuro chissà cosa riserverà, magari il prossimo post verrà scritto tra due anni, magari tra mezz'ora. Ma la cosa è che noi non muoriamo (digitalmente parlando).

In tutto questo ho dato la disponibilità di ospitare Bad Avenue nel suo progetto Web Refugee, quindi di sicuro ci sarà qualcosa da leggere.

09/05/11

Con Santo idee mai pensate prima.






14/03/11

Lo sciacallaggio creativo.

Non nego ci possa essere la buonafede. Però...

Ogni volta che il mondo è afflitto da un'immane sciagura, spuntano come funghi poster, campagne, iniziative creative per aiutare queste povere persone che hanno praticamente perso tutto. E questo è buono.

E' buono fare campagne che invitino a contribuire a fondi umanitari e di aiuto. E' buono fare poster che magari possano essere venduti per raccogliere gli stessi fondi da devolvere.

Mi sembra meno buono vantarsi di codesti poster. Metterli su adsoftheworld o siti simili con tanto di crediti ben in evidenza, metterli su facebook senza un benché minimo numero di telefono o di conto corrente. Insomma metterli, a mio avviso, come per dimostrare e vantarsi di aver colto il momento e aver risolto un brief con creatività e ingegno.

Se lo avete fatto per questo andate a cagare.

A chi ha voglia di cimentarsi e far vedere quanto è figo e bravo a sfruttare le tragedie gli dico che i giapponesi preferirebbero un aiuto concreto perché senza un muro un poster creativo non serve a un cazzo.


Io le mie donazioni la faccio qui:

SAVETHECHILDREN

Fatelo anche voi.


PS: sia chiaro che il discorso è allargato a tutti nel mondo, non cominciate a sentirvi presi di mira.

15/12/10

Le cose si fanno serie.

Ma noi continuiamo a farci le seghe con Cannes...

www.pencilrankings.org


The One Show and D&AD Awards are unquestionably the most sought-after creative awards in the world, and rightly so. Both organizations are committed to the most rigorous standards of judging quality, and every year they assemble the world's most respected creative professionals to sift through tens of thousands of entries from all around the world.

Launching in 2011, the newly-created 'Pencil Rankings' will measure performance in these two shows alone. Awards achieved in each environment will accrue a defined number of points, which are then totaled to provide an index of performance across both shows. The Pencil Rankings will be searchable, so agencies and clients can see overall performance, or performance within a defined subset, such as region, medium or agency type.

The Pencil Rankings will be available in early 2011 featuring the results from 2010. Results for 2011 will be announced next summer. The information provided will be free and the methodology behind it completely transparent. We hope that you find it useful.