24/07/09

Riprendendo il discorso studenti.

Allora, diciamo subito che nessuno studente mi ha fatto pervenire alcun suo lavoro (eccetto il buon federico).
Ne ho visti qualcuno qua e là per i vari concorsi (D&Ad, One Show, Spot School Award) e di cose belle mi è parso di vederne.

Ma forse nessuna di queste è stata iscritta all'ADCI. O forse troppo poche per farne una categoria da annual.

Ritornando al buon Federico per quanto mi riguarda avrei dato un IN BOOK (nessun metallo quindi, ma una pubblicazione) alla campagna pancetta. Non è l'idea della madonna ma parlando di studenti secondo me può andare.


Detto questo mi sembra che la questione studenti dovrebbe diventare prioritaria sull'agenda dell'ADCI.
Con i premi maggiori sembra stato fatto un ottimo lavoro e non si vedono più i Gran Prix SCAN-DA-LO-SI che si vedevano prima (2007 e 2006 su tutti).

Fossi in loro proporrei due soluzioni: fare una categoria contest (con brief alla young lions) dove partecipano gli studenti e si giocano la pubblicazione sull'annual.

Oppure organizzare una cosa a parte solo per studenti che vada a creare un premio degno di nota e quantomeno minimamente riconosciuto dall'ambiente.

14 commenti:

  1. Concordo per la soluzione "solo per studenti" magari creando connessioni con i corsi di laurea che facciano da volano per la cultura ADCI sul tema (magari aiutando a metterne a fuoco una ;), cioè una che contempli i giovani creativi in formazione).

    Il punto è: come mettere in connessione accademia e ADCI attorno alla creatività? Come valorizzare i contributi nei due sensi?

    Solo partendo da qui, secondo me, possiamo cominciare a coinvolgere gli studenti, in quanto tali... lascerei la qualità dell'essere in formazione come tale.

    RispondiElimina
  2. Sono contro i riconoscimenti piccolo borghesi relegati all'alveo amniotico delle para-associazioni di categoria e degli ordini professionali.

    Sono senza dubbio contro gli onanistici esperimenti di laboratorio creati senza vincoli contestuali e briefing, che rendono quindi il compito del produttori di testi e contenuti minimamente legato ad uno sforzo produttivo di ascolto e problem solving.

    Sono per l'apertura al giudizio popolare che decreta il successo di pubblico di ogni contenuto o artefatto.

    Sono contro la partecipazione dei giovani e degli studenti a queste piccole sette dell'industria pubblicitaria: evita loro un indottrinamento al servilismo aziendale e a canoni estetici che nella migliore delle ipotesi si basano sulla ripetizione, il cliché, il citazionismo e la ricerca dell'effetto di senso più bieco.


    My 2 pence,
    Guido Mercati

    RispondiElimina
  3. Sono in contatto co Federico da quasi un anno e mi invia spesso del materiale sulle sue campagne quando ne produce. È vero, non sono mai dei totali lampi di genio, ma sempre comunque cose pregevoli, di buona qualità e adatte al prodotto. Io le ho sempre pubblicate volentieri e mi dispiace solo che Federico non abbia un suo blog.

    Ma dei premi penso male. Noi pubblicitari non siamo quei per vincere premi, ma campagne sul campo. I nostri giurati non sono i colleghi, ma il pubblico che decreta il successo o meno di un prodotto. Alla bella faccia dell'ADCI!

    Alex

    RispondiElimina
  4. Anonimo26/7/09

    Quando sono entrato nel Consiglio ADCI l'ho fatto con due obiettivi: rivedere i meccanismi delle giurie che portavano a risultati se non "scandalosi" come si è detto qui, quanto meno "discutibili" e occuparmi della categoria studenti, all'epoca pressoché inesistente. Sono contento che si siano notati i risultati in termini di output qualitativo del primo punto. Sul secondo punto, abbiamo importato in Italia la Portfolio Night per a) fare anche qui un'iniziativa apprezzata in tutto il mondo per gli studenti e b) aumentare il numero degli studenti ADCI ai quali più che una categoria dell'annual credo debbano essere riservate occasioni di formazione e workshop. Detto questo negli ultimi due anni il numero di pezzi iscritti dagli studenti all'annual è così basso per quantità e qualità da imporre una riflessione - che stiamo facendo - ed agire di conseguenza. Le strade che stiamo esaminando vanno dall'abbandonare la categoria studenti dell'annual per dedicarci appunto a workshop e formazione fino a gemellarci con premi riservati agli studenti già ben sviluppati e trovare sinergie reciproche. Sull'annosa questione (premi dati dalla "critica" o dal "pubblico") c'è molto da dire e nessuna risposta universalmente valida. La mia impressione è che i premi di settore siano non indispensabili ma molto importanti per la qualità così come sono molto importanti i festival di cinema "colto". Se il giudizio della qualità fosse esclusivamente affidato ad una giuria popolare, non rischieremmo di scoprire che i più bei film mai proiettati in una sala sono quelli della serie di "Vacanze di Natale"?

    Alex Brunori

    RispondiElimina
  5. @Alex Brunori: Nel tuo commento si legge che "b) aumentare il numero degli studenti ADCI ai quali più che una categoria dell'annual credo debbano essere riservate occasioni di formazione e workshop".

    Io sono per le soluzioni "indirette". Se l'ADCI offrisse una formazione migliore, non credi che gli studenti accorrerebbero?

    Non è questione di incentivi, ma di didattica...

    Alex

    RispondiElimina
  6. Anonimo26/7/09

    Alex, in un mondo ideale certo, in quello reale non è così semplice: ADCI non ha come scopo la formazione degli studenti, per quello ci sono già numerose istituzioni. Anzi, al momento non offre formazione dedicata in modo specifico agli studenti se non la Portfolio Night che è stata appunto l'inizio di un percorso (che vogliamo proseguire). Siamo un'associazione - per di più con risorse economiche limitate - che come tale deve restituire in primis valore ai soci. Quindi in un certo senso più studenti ADCI ci sono più risorse si possono investire su loro.

    Alex Brunori

    RispondiElimina
  7. @Alex Brunori: Certo, quello che dici è giustissimo. Quello di cui mi lamento io, invece, è che quando uno studente mi chiede cosa gli consiglio dopo la laurea in scienze della comunicazione, la risposta migliore che posso dargli è "un master ad Harvard" piuttosto che "uno stage in agenzia a Londra".

    Possibile che in quello che vorremmo fosse la patria della creatività, formiamo solo una folla di futuri zombi e incompetenti spocchiosi e supponenti?

    Alex

    RispondiElimina
  8. Anonimo26/7/09

    Sdegno del tutto condivisibile e condiviso. Ma in un paese dove il premier va a puttane (e alla gente sta bene), l'economia reale va a puttane (e nessuno dice nulla) vuoi che il conseguente andare a puttane del nostro settore e il suo futuro, studenti compresi, stia a cuore a qualcuno che non sia i ragazzi o noi stessi?

    Alex Brunori

    RispondiElimina
  9. @Alex Brunori: Sdegno? Nemmeno tanto. Ormai siamo abituati a tutto quanto hai detto e anche a molto di peggio. Ma premier, politica e tutto quanto a parte, e non ci diamo da fare non "vecchi" per insegnare ai ragazzi a lavorare e a fare della comunicazione migliore, chi può farlo? :)

    Alex

    RispondiElimina
  10. Ciao a tutti,

    vorrei ringraziarvi per aver contribuito al dibattito qui e su FB.

    Parlo da studente, con una breve esperienza in agenzia, peraltro assolutamente atipica (mi viene da dire per fortuna) rispetto al panorama delle agenzie italiane, che non mi permette di comprendere in maniera completa in che cosa consista il lavoro di pubblicitario oggi in Italia.
    Ovviamente mi sono fatto un idea, visto che aspiro a fare questa professione, ma se devo dire la verità spero si dimostri sbagliata quanto prima.

    Una cosa che ho notato è l'estrema autoreferenzialità del sistema pubblicitario dovuta forse alla mancanza di un riconoscimento ufficiale esterno, oppure usata come meccanismo di autodifesa rispetto ad un mondo/mercato in veloce cambiamento e difficile da comprendere.
    Mi sembra che si stia vivendo una vera e propria crisi di identità che destabilizza e genera panico.

    Le conseguenze dirette sono: stress individuali e collettivi di pubblicitari e agenzie, e continua ricerca di conferme del proprio “status creativo”.
    (Ritengo peraltro che in ambito pubblicitario si abusi della parola “creatività”. )
    E giù con i premi divisi in mille categorie, club e pacche sulle spalle tra colleghi.

    Mi verrebbe da chiedere: qual è l’obiettivo della pubblicità?
    Promuovere se stessi?

    David Ogilvy diceva:
    "Molly, my dear, I would have bought that new brand of toilet soap if only they hadn't set the body copy in ten point Garamond.” Don't you believe it.

    Io stesso seppur giovane e teoricamente fuori dalle logiche classiche sento di essere ricaduto in parte in questo meccanismo, forte e accattivante.
    Anche per questo sto cercando un confronto.

    Riguardo al rapporto ADCI Award e studenti il mio era solo un segnale d’allarme: mi risulta che gli iscritti fossero davvero pochi quindi più che di esclusione si è trattato di partecipazione sotto le aspettative.
    I premi stranieri vanno meglio solo perché lì gli iscritti ci sono.

    Evidentemente ci sono premi che stimolano di più dell’ ADCI Award.
    Come mai?

    Invito i giovani che come me si stanno affacciando al mondo della pubblicità a dire la loro.

    Grazie a tutti per i preziosi consigli ricevuti fino ad ora e grazie per quelli che verranno

    Federico Lodolini

    RispondiElimina
  11. Ciao a tutti, ho letto questa interessante conversazione e l'ho trovata molto utile.

    Accantono per un attimo il discorso sull'autoreferenzialità del sistema pubblicitario, perchè mi sembra un tema troppo complesso da affrontare in questa sede e poi perchè credo che il sistema pubblicitario non sia tanto più autoriferito del sistema della moda o dell'arte o dello sport o dei notai o di tante altre "o" messe insieme.

    Torno invece sul tema "giovani pubblicitari", per riportarvi una mia esperienza personale. Quest'anno ho partecipato alla Young Lions Cyber competition di Cannes e credo sia stata un'esperienza davvero formativa. Lavorare sotto pressione, essere "costretti" a tirare fuori della buona comunicazione in poche ore, con pochi mezzi e rimanere il più possibile coerenti con il brief: la competizione dei giovani leoni di Cannes è la matafora perfetta di quello che accade ogni giorno nelle agenzie italiane, per questo la ritengo particolarmente formativa. Ecco com'era strutturata: un giorno di training, dove viene passato anche il brief, una notte per pensarci e 12 ore per sviluppare la creatività. Ora, per estensione, si potrebbe applicare un modello analogo anche in seno all'ADCI: si sceglie con dei parametri condivisi la rosa dei "giovani leoni" che può prendere parte alla competizione; si fa qualche giorno di training (Cannes dura solo una settimana, è normale che tutto sia condensato, ma l'ADCI potrebbe avere meno fretta), si passa un brief e si assegano mezzi e tempi per lavorarci. I vincitori del contest potrebbero poi completare il percorso con una fase di formazione (vogliamo chiamarlo stage?) nelle agenzie che si fanno sponsor della competizione. Qui potrebbe essergli passato un brief per una campagna integrata e, in questo tempo di lavoro nelle agenzie, dovrebbero avere risorse (materiali e didattiche) per sviluppare tutte le parti della campagna. Una volta prodotta, la campagna potrebbe competere a sua volta nella categoria studenti nell'edizione dell'anno successivo, andando ad avvalorare - qualora vincesse - il prestigio e la qualità didattica/creativa delle agenzie ospiti. Per le agenzie potrebbe essere un modo per formare internamente i direttori creativi di domani; per gli studenti un'esprienza professionalizzante e una buona chance per mettere in book qualche pezzo eccellente.

    Spero che il mio spunto (scritto davvero frettolosamente) possa aggiungere valore alla vostra conversazione.

    Antonio Di Battista

    RispondiElimina
  12. Quella di Antonio mi pare un'ottima idea. Un contest ADCI per i giovani, sul modello di quello che accade a Cannes.
    Mi pare coerente con l'obiettivo di offrire ai giovani talenti una ribalta per mettere in mostra le loro potenzialità. Tra l'altro avrebbero tutti le stesse condizioni anche dal punto di vista produttivo, l'ideale per rendere protagoniste le idee.
    Ciao
    massimo guastini

    RispondiElimina
  13. Quello però è un altro discorso. Praticamente andrebbe a rimpiazzare i giovani leoni (italiani) che attualmente già ci sono.

    Così come sono infatti i giovani leoni non funzionano perchè le agenzie non hanno e non danno tutte le stesse possibilità ai propri giovani e magari il genio della situazione si trova rilegato a fare volantino in DiCk&Shit advertising.

    La questione di un contest risolleverebbe a mio parere i giovani leoni italiani.(che poi è Sipra e non ADCI).

    Ma qui parliamo di studenti, non di giovani professionisti.

    RispondiElimina
  14. d'accordo con adinitaly, il consiglio che già fa tanto per gli studenti (vedi portfolio night), potrebbe forse proporre come inbook il meglio della categoria, fosse anche un solo annuncio. Vedremo cosa succede. Intanto è merito di questo consiglio se certi grand prix 06-07 (e non solo) sono spariti dalla circolazione (insieme alla vecchia scuola italiana dlv-sotto la foto niente). Il prossimo annual avrà diversi leoni a cannes, tutti valorizzati come metalli.

    RispondiElimina