25/11/08

Chi è cliente di chi?

Spulciando un po' i vincitori all'Epica (buoni risultati italiani, di cui parleremo) mi è balzato all'occhio un oro vinto dalla Leo Burnett Milano col film Coco Pops. A prima vista vedendo il frame di anteprima capisco che si tratta del film con il bambino che discute con la madre.

A quel punto mi dico: "Non può aver vinto una roba del genere".
Poi lo guardo e scopro che in definitiva i personaggi sono gli stessi ma taglio, musica, e soprattutto dialoghi sono diversi. Indubbiamente migliori e meritevoli di premio.

Ora, tralasciando le questioni in onda non in onda, giusto o sbagliato, vorremmo soffermarci sul fatto di come sia palese la differenza dell'idea creativa partita dall'agenzia rispetto quello che il cliente ha voluto andasse in onda.

Siamo davvero un popolo di deficienti? Veramente ha più presa su di noi il secondo video rispetto al primo? Veramente preferiamo la canzoncina simpatica rispetto a quella più emozionale? Veramente abbiamo bisogno di battutine squallide come "divertimento 2 noia 0" oppure la chiusura "da grande farà l'attore?" Veramente non siamo in grado di renderci conto di quanto sia migliore il primo spot rispetto al secondo? Ancora abbiamo bisogno di una demo per capire che i Coco Pops vanno nel latte e di uno speaker che ci ridica quello che già sappiamo dalla marea di altri spot che girano (scimietta per capirci)?

Spot vincitore di un oro all'Epica:



Spot andato in onda (bassissima qualità video):

9 commenti:

  1. Anonimo25/11/08

    1 fa cagare, 1 no. Matematico.

    Forse potevano scegliere meglio la madre ha l'espressività di una scoreggia.


    In ogni caso bella la versione "per i premi".Complimenti.

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  2. Anonimo25/11/08

    Io mi sento offeso dal signor Kelloggs.
    Segare il primo spot per diffondere con grande painificazione il secondo (almeno io in tv ho visto solo quello) dove prenderei entrambi a schiaffi (madre e figlio) è un insulto alla mia intelligenza e al mio buon gusto.

    Purtroppo soprattutto con la crisi (ma sarà vera poi sta crisi) quello che dice il cliente diventa legge. E le buone idee ne risentono.

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  3. Anonimo25/11/08

    Quell'eloquio messo in bocca a un bambino sa un po' di fintone. O no?

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  4. Anonimo25/11/08

    In effetti anche io ho notato che per usare tanti paroloni il ragazzino perde un po' il filo del discorso.
    Ma se leggi i sottotitoli risulta più chiaro e penso che la giuria abbia letto quelli.

    Comunque sono pienamente sulla polemica del ruolo del cliente che ha rotto le palle nel volere solo roba a prova di celebroleso. COsì non ci sarà mai lo sviluppo in comunicazione che c'è in certi paesi.

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  5. Anonimo25/11/08

    Ma l'attrice ha una paralisi facciale?

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  6. Anonimo25/11/08

    Condivido in toto il discorso dell'autore del post.

    (nella fattispecie, anche se è chiaro che preferisco di gran lunga il primo film al secondo, e apprezzo moltissimo l'intenzione di "alzare il livello" della comunicazione, devo confessare che non mi fa impazzire manco quello.)

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  7. Anonimo27/11/08

    Il primo film è allucinantemente enfatico e retorico: un bambino così (ammesso che si possa definire tale) è quantomeno da ricovero (il creativo in miniera).

    Il secondo filmato è nella sua banalità almeno un po' puttanescamente simpatico; in ogni caso il cliente ha scelto correttamente: i cocopops sono piacere mica seghe pseudofilosofiche.

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  8. Anonimo27/11/08

    A parte che questo spot ha come target gli adulti e non i bambini. Per loro c'è l'allegra scimmietta.

    Io, genitore e adulto preferisco il primo.
    Se è finto il primo i dialoghi del secondo sono ancora più surreali. Non resisterei a dere due sberle (citanto un anonimo precedente) a mio viglio che fà così il saccente, altro che attore.

    Almeno nel primo come si dice a Roma, ce sta a provà...

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  9. Anonimo27/11/08

    non c'è che dire: i due anonimi precedenti rappresentano uno spaccato del pubblico italiano: clienti e creativi :-P

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